Inteno con donna, 1982

Incanto e Meraviglia 

Aggrappati dentro di lui premono antichi brani di pittura che hanno il sapore della verit à, bagliori notturni e foschi dove dallo scuro appare un’arcana natività o un senso di colpa pietoso, ouirico, di una crocefissione o un precipitare di corpi e, ancora, remote luci trasfigurate e calde di candela. E tutto ciò si rincorre e si moltiplica con bizzarra imprevedibilità, ma in questa sua incostanza c’è lo splenndore di un talento involontario, capace di acquattarsi nei segreti interstizi della stanza dove, nuda, è seduta Emanuela e di cavarne un racconto di frugale lirismo. Oppure si allontana, con uno sguardo lungo e dorato, su piazza del Pratello e la piazza viene fuori viva e silenziosa, con quell’atmosfera chiara che afferra l’istante e ne succhia il lato felice. E questa suggestione, molto metafisica, evoca tante altre piazze, tutte le grandi piazze che sono state dipinte. Ci sono, poi, curiosi capricci, cumuli di stupori inngenui: corruschi notturni con il gusto vero della materia pittorica usati come scenari profani alla crocefissione. In primo piano accende un televisore a sfreddare con la sua luce metallica quei vapori troppo rossi che esalano dal quadro. E visioni più domestiche, godute nella propria stanza al caldo protettivo di una coperta familiare: “Un uomo che dorme tiene in cerchio intorno a sé il filo delle ore, l’ordine degli anni e dei mondi”. Ma, anche, nella trasfigurazione più fantastica si capta una forte presenza di realtà, quasi che Aurelio non riesca a divellere quelle sue radici, tanto profondamente abbarrbicate alla terra. Nello studio a via del Pratello prepara dal vivo le scenografie dei quadri: precari baldacchini, tenuti sù con lo spago, stridono nel tripudio di colori fastosi con la monacalità francescana dell’ ambiente in cui lavora. Roberto Longhi ,parlando del Crespi, che pure aveva staabilito la sua casa a via del Pratello – singolare sincroonicità – scrive: «Narrano i biografi che il Crespi, enntrato un giorno qualunque in una chiesetta di Bologna, fosse attratto da una delle più singolari “eccezioni lumiinose”: nella penombra, un raggio di luce spioveva su un confessionale schiarando argutamente, non oso dire drammmaticamente, la fronte del confessore devoto. Il motivo gli piacque al punto da farsi portare in istudio addiritttura il confessionale per cosÌ ripescare a suo agio quella luce estemporanea che andò a colpire il modello, scelto nell’amico e incisore Ludovico Mattioli ». 

Maria Silvia Farci  

BULZATTI, CLASSICISMO E TECNOLOGIA 

Computers e tecnologia avanzata hanno profondamente invaso la vita privata. Dovrebbe dunque prevalere un ‘arte cibernetica, elettronica. Sembra invece che le anticipazioni di Schoeffer non abbiano avuto seguito a livello generale e anzi in Italia, ci troviamo di fronte ad una riesumazione del passato, coscientemente e disinvoltamente risalito fino al ‘500. È una coincidenza oppure gli artisti recalcitrano all’idea di impratichirsi con i nuovi strumenti creativi? Fatto sta che in una delle prime opere di Bulzatti si vede una Crocifissione oltre una loggia, mentre un dettaglio della stessa Crocifissione è trasmesso in diretta dalla televisione. 

La ricerca dello spaesamento è evidente. Si voleva costruire un ‘immagine contemporanea ponendola sotto la tutela della pittura storica. In seguito questo giuoco di rimandi ha lasciato il posto ad una precisa ricerca sul fare pittorico del passato. L’intellettualismo si è attenuato e hanno prevalso le ragioni dei corretti rapporti proporzionali, del cromatismo, del rapporto corpo e spazio. Insomma, più che ad una replica delle pitture storiche (dove Bulzatti non può concorrere con maestri troppo più grandi l’artista ha voluto ricostituire un ‘aura classsica, un’atmosfera sospesa dove la citazione c’è e non c’è, ma dove prevalgono le esigenze della forrma, dell’euritmia, del mistero. (La Tartaruga, Piazza Mignanelli 25). 

Enzo Bilardello in “Corriere della Sera” 5 Marzo 1984