Studio Bologna, 1989

Aurelio Bulzatti è l’artista maggiormente impegnato nel recupero di una pittura di “valori’; come trama consistente ma morbida e vibratile di luminose apparenze Bolognese, i suoi modelli (pur senza alcun riflesso nell’iconografia) sono tra Crespi e Morandi: Bulzatti è però forse il più lontano dalla matrice concettuale e quindi anche dalla pratica, diretta o indiretta, della citazione. Il suo discorso è tutto affidato alla prima evidenza o fragranza della pittura, non ha risvolti se non di segretezza, e d’un certo intimismo. L’approdo è, non programmaticamente, metafisico. Una pittura basata sull’ascolto, presuppone il silenzio e questo trova la propria corrispondenza figurativa nel vuoto, in spazi rarefatti, dove la presenza degli oggetti si carica di significati vitali e contemplativi nel dialogo con la luce; mentre quella dell’uomo, quando ricorre, non è protagonista, ma riassorbita dal lusso sottilmente enigmatico del tempo e dell’esistenza. Un flusso omogeneo e senza trasalimenti, in cui s’addensa però la magia dell’attesa. [ .. ] 

Maurizio Calvesi